A spasso per Riga





"Il viaggiatore più veloce è colui che va a piedi." (Henry David Thoreau)

Quando camminiamo, abbiamo una visione del mondo che ci circonda molto diversa rispetto a quando andiamo in macchina. Camminando noti ogni particolare, ti fermi ad osservare ogni singolo dettaglio di quello che hai davanti a te e scopri ogni giorno cose alle quali non avevi mai fatto caso prima di allora.

L’espressione italiana “andare a spasso” si usa proprio quando si vuole fare una passeggiata per svago, per prendersi del tempo e osservare ciò che ci circonda. In questa rubrica andremo a spasso per la città, a fare un giro tra i suoi vicoletti, i suoi musei e le sue spiagge. E allora che stiamo aspettando? Andiamo insieme a spasso per Riga!

 

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Una signora che tutti chiamano Milda
 

(Testo: Gian Mario Rigano)


 

 
Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce.
 
“Per i morti della resistenza”
 Giuseppe Ungaretti



Basterebbero già queste parole, scritte da Giuseppe Ungaretti, per raccontare di Lei. Era lì ancor prima del monumento o delle celebrazioni, è arrivata con le persone e con loro vive ogni singolo giorno. Alcuni la chiamano Libertà, altri Indipendenza, altri ancora Emancipazione o Autodeterminazione ma ai Lettoni, da sempre, piace chiamarla Milda.


La Lettonia giunse all’indipendenza al termine del primo conflitto mondiale, dopo una lunga e travagliata storia la sua bandiera si levava al cielo e quel forte sentimento di libertà che sempre fu nei cuori dei lettoni si manifestò con una forma propria. Kārlis Zāle ebbe l’onore di modellare tale sentimento e di renderlo tangibile. Ora Milda poteva essere vista, toccata e ammirata ma, soprattutto, poteva essere quel faro che, come in mare soccorre i naviganti e li conduce alla salvezza, sulla terra sostiene le persone e le accompagna nella vita.

Il monumento a Milda venne costruito e inaugurato nel 1935 e si compone di tre parti fondamentali. La prima è un basamento istoriato con bassorilievi e statue che simboleggiano l’etica del lavoro, la forza spirituale e l’aspirazione all’indipendenza della nazione. Su i due lati si fa riferimento alla Rivoluzione russa del 1905 e alla Guerra d’Indipendenza lettone. La facciata riporta la frase: “Per la patria e la libertà”.

La seconda parte è il blocco centrale con statue in travertino italiano che simboleggiano gli ideali della nazione e la lotta per la libertà: Lāčplēsis, eroe popolare, incoraggia a combattere e Vaidelotis, sacerdote pagano, offre sostegno spirituale.

L’obelisco, sempre in travertino italiano, che si innalza sopra le parti precedenti è l’asse che sostiene la statua alla libertà, ovvero Milda. Non sfugge che la sua posizione rappresenti la libertà sopra ogni altra cosa. Inoltre, Milda è raffigurata con le braccia protese verso l’alto e recante nelle mani tre stelle d’oro ad indicare le tre regioni storiche della Lettonia: Curlandia, Livonia e Letgallia.


 
I cittadini, spesso, depositano mazzi di fiori alla base del monumento che diventano veri e proprio omaggio floreali per l’anniversario di Giugno, che ricorda le deportazioni sovietiche, e nel mese di Novembre, per il Giorno dell’Indipendenza.

Anche il monumento a Milda non ha avuto una storia facile. Infatti, dopo l’occupazione sovietica, furono avanzate diverse proposte di demolizione, le quali non trovarono attuazione per timore di sollevazioni popolari. Tuttavia, le autorità sovietiche si adoperarono per manipolarne la storia e il significato. Venne sparsa la voce che Milda simboleggiasse la “Madre Russia” e che le stelle rappresentassero le Repubbliche socialiste sovietiche di Estoni, Lettonia e Lituania. Si diffusa, anche, la voce che il monumento fosse stato realizzato al termine della Seconda Guerra Mondiale in onore di Stalin come segno di gratitudine per aver liberato i Paesi Baltici dalla minaccia nazista.
 

Nella seconda metà degli anni ’80, durante il periodo della Perestrojka, la propaganda sul monumento venne fortemente attenuata, ammettendo non solo la reale datazione della sua costruzione ma anche buona parte del suo significato: la fine del dominio degli zar e della supremazia mercantile e industriale tedesca. 
 
Benché la propaganda avesse cambiato il suo indirizzo, ormai il monumento era tornato, o forse era sempre stato, agli occhi della popolazione il simbolo contro l’occupazione dell’Armata rossa. Il 14 Giugno 1987 circa cinquemila persone si presentarono davanti l’obelisco per commemorare le vittime delle deportazioni e, negli anni successivi, poco prima del ripristino dell’indipendenza, si raggiunsero manifestazioni con oltre mezzo milione di persone provenienti da tutta la Lettonia.
 
 
Ad oggi Milda continua a vegliare su tutti i lettoni ed infondervi speranza per il futuro. Una buona amica, un’attenta consigliera ma anche una spalla su cui piangere, un luogo dove sempre si può tornare; proprio quel faro che, anche da lontano, illumina la via e ti riporta a casa.
 
 
 
Con questo racconto dedicato alla nostra Riga e alla nostra Lettonia, chiudiamo la stagione e vogliamo augurare a tutti i nostri lettori una serena estate e, come da tradizione, buona salute e prosperità per il prossimo anno.


 

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Sogno di una notte di mezza estate

 
(Testo: Gian Mario Rigano)
 
Con il titolo di una famosa opera di Shakespeare iniziamo a raccontare di un evento che da secoli è parte integrante della cultura e tradizione del popolo lettone: Līgo.

Sicuramente la festa più attesa durante l’anno in Lettonia e probabilmente fra le più intensamente celebrate. Nei giorni tra il 23 e il 24 Giugno, fin dai tempi più antichi, si onora il solstizio d’estate come momento culmine dell’anno che divide l’estate lettone in due parti; infatti anche per questo è chiamata “festa di mezza estate”.



Il nome attribuito a questa festa lo si deve proprio alle canzoni popolari della tradizione folkloristica lettone che ad essa sono dedicate. In quasi tutte possiamo ritrovare un ritornello che contenga la parola “līgo” la quale indicherebbe una sorta di movimento ondulatorio continuo tipico delle ballate popolari baltiche.

Tuttavia, la festa è conosciuta anche con il nome di Jāņi che deriva dal latino Ianus, ovvero il dio romano del “passaggio” Giano. Secondo l’antica religione pagana romana, il dio Giano simboleggiava la fine di un’attività e l’inizio di una nuova e per tale motivo era rappresentato con due volti che guardavano rispettivamente al passato e al futuro. Il “passaggio” rappresentato dalla divinità romana si sarebbe intrecciato proprio al significato della festa di Līgo segnando la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.
 

 
Il nome Jāņi, però, è associato anche alle diverse vicende storiche che hanno portato alla cristianizzazione dell’area baltica e nel particolare della Lettonia. Quando arrivarono i crociati e monaci tedeschi, nel XII° secolo, furono molto sorpresi dell’affezione che le popolazioni locali avessero per il solstizio d’estate e della cura e passione messi già nella preparazione dei festeggiamenti. Pertanto, attraverso l’introduzione della religione Cristiana cercarono di sradicare Līgo. Gli sforzi si rivelarono insoddisfacenti, in quanto la popolazione lettone era estremamente legata alla festa e l’avrebbe difesa ad ogni costo. Di conseguenza, i monaci, pensarono di assimilarla alla festa di San Giovanni e fu proprio in tal contesto che introdussero la denominazione Jāņi. Inoltre, ne cambiarono le date: dal 21 e 22 Giugno (reale solstizio d’estate) al 23 e 24 Giugno (festa di San Giovanni).
 


Con il passare dei secoli la festa continuò a chiamarsi Jāņi ma all’inizio del Novecento il compositore Emils Melngailis riscoprì l’antico nome di Līgo che nel giro di poco tempo cominciò ad essere nuovamente usato per indicare la festa.

Durante l’occupazione sovietica Līgo venne ufficialmente abolita ma i lettoni continuarono a celebrarla e le autorità si ritrovarono impotenti nel cercare di impedirglielo. Riacquisita l’indipendenza, il governo lettone decretò il solstizio d’estate festa nazionale nei giorni del 23 e 24 Giugno.

Ad oggi la festa continua ad avere entrambi i nomi ma i lettoni ne hanno modificato il riferimento; infatti la notte tra il 23 e il 24 corrisponde alla celebrazione di Līgo mentre dalla mattina del 24 si festeggia Jāņi.




 
I rituali e le tradizioni legate a Līgo sono molteplici, ad esempio il giorno che precede la festa è chiamato Zāļu o Ziedu diena, ovvero il giorno dell’erba o dei fiori. Fin dall’antichità gli uomini in questo giorno dovevano aver concluso tutti i lavori nei campi e le donne aver pulito le case e predisposto gli abiti per la festa. La giornata era dedicata alla preparazione di burro e formaggio, pīrāgi con pancetta, dolci di farina di grano o di orzo, pane bianco, carne di montone e maiale e una zuppa con le prime foglie di cavolo. Il padrone di casa si occupava, due settimane prima della festa, della bevanda principale: la birra che rappresentava anche il frutto dei campi di luppolo. Le giovani ragazze, invece, erano solite preparare corone di fiori per tutte le donne.

Il giorno seguente iniziavano le celebrazioni ma solo dopo la cena si sviluppava la festa vera e propria. Le persone si radunavano nei campi arati con danze e giochi intorno ad un grande fuoco per tutta la notte e nessuno poteva addormentarsi prima del sorgere del sole se voleva avere buona salute e prosperità nell’anno seguente.

 
Ancora oggi Līgo è festeggiata in modo molto simile, raccogliendosi con amici e parenti in campagna, mangiando le stesse pietanze e vestendosi, ove possibile, con gli abiti tradizionali. Le donne indossano ancora le corone di fiori che sono diventate un simbolo della Lettonia nel mondo: è molto comune vederne portate anche in altri periodi dell’anno, un legame speciale che le lettoni hanno con la propria lunga tradizione. 


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La ville nouveau

 
(Testo: Gian Mario Rigano)
 

Di solito si pensa che il centro storico di Riga sia solo l’antica cittadella medievale con le sue imponenti cattedrali e lo splendido scenario lungo la Daugava. In realtà, esattamente accanto alla Vecrīga, troviamo quella che spesso è chiamata Neustadt o semplicemente Centrs, ovvero il secondo centro della città.



All’inizio del XIX secolo la popolazione di Riga stava crescendo sempre più velocemente, grazie ai traffici commerciali legati al suo grande porto, per questo motivo si decise in un primo momento di ampliare l’antico centro città e successivamente di costruirne uno nuovo, anche per via dell’incendio del 1812 che distrusse gran parte delle abitazioni in legno. Nel 1857 si procedette allo smantellamento delle mura medievali che furono rimpiazzate da una cinta di nuovi parchi pubblici e da un canale artificiale per una lunghezza complessiva di 3,2 km.



Dalla seconda metà dell'Ottocento in poi si è assistito ad una sempre maggiore espansione della città nuova con la costruzione di importantissimi edifici in diversi stili, dall'eclettico al neogotico e dal neo-barocco al neoclassico. Fra questi possiamo trovare il Teatro dell'opera, il rettorato dell'Undell'Università della Lettonia, l'Accademia d'Arte Nazionale e il Teatro Nazionale.

Tuttavia, tra i palazzi che maggiormente attraggono i tanti visitatori senza ombra di dubbio ci sono quelli in stile Art Nouveau. Inseriti dall'UNESCO nei siti patrimonio dell'umanità, Riga vanta il più alto numero di immobili costruiti secondo tale stile e per la maggiore concentrati proprio nella città nuova.

Anche per questo motivo l'appellativo di "ville nouveau" è particolarmente azzeccato per questa incantevole parte della città.

All'architetto Mikhail Eisenstein – di origini tedesche e laureato presso l’Universistà di San Pietroburgo – si devono i palazzi di Alberta Iela, tutti in stile Art Nouveau e probabilmente i più lussuosi di tutta la Lettonia.



Fra le altre opere costruite tra la fine dell’Ottocento e l’Inizio del Novecento si trovano l’Antica Chiesa di Santa Gertrude in stile neogotico e con un campanile di 63 metri di altezza, la Cattedrale della Natività di Cristo in stile neo-bizantino e la Chiesa di sant'Aleksandr Nevskij famosa per le sue importanti icone sacre.


Con il passare degli anni la città nuova continuò ad acquisire prestigio e popolarità fra gli abitanti ma anche tra i vertici delle istituzioni, infatti con l’ottenimento dell’indipendenza del 1918 il governo lettone decise di erigere il Monumento alla Libertà, il più importante della nazione, proprio nel Centrs. Davanti al monumento si tiene ogni giorno, tra le ore 9:00 e le 18:00, la cerimonia del picchetto d’onore che è affidata a militari scelti del battaglione delle forze nazionali. Tale cerimonia fu sospesa durante l’occupazione sovietica ma ripristinata subito dopo il ritorno dell’indipendenza.



Non serve aggiungere altre parole, la si deve solo visitare. Passeggiare per le sue vie, ammirare i fiori dei suoi parchi, rinfrescarsi l’estate sotto i suoi alberi e tanto altro ancora: una città costruita appositamente per te.


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La magia all’orizzonte di Riga

 
(Testo: Gian Mario Rigano)
 
Una delle cose che colpisce subito di Riga quando vi si giunge è sicuramente il suo affascinante e magico skyline, formato da splendide e imponenti cattedrali medievali.


Il patrimonio religioso della città è molto ricco, dunque ci dedicheremo alle tre principali chiese che compongono questo scenario meraviglio e difficilmente ripetibile lungo le sponde della Daugava.


La prima è la la Cattedrale di Riga – Rīgas Doms – costruita nel 1211 per volere del vescovo Alberto di Riga, fondatore della città. Dedicata a Santa Maria, è anche una delle chiese medievali più grandi di tutti i Paesi Baltici. Le fonti inerenti ai lavori, iniziati nel luglio del 1211 presso la parte esterna dell’antica cinta muraria che cingeva il perimetro della città, non sono complete ed esaustive ma si è certi che furono velocizzati a partire dal 1215 in seguito all’incendio che distrusse quella che era la principale chiesa di Riga. La cattedrale ha avuto nel corso del tempo diversi abbellimenti ma anche molte ristrutturazioni per via dei numerosi incendi che la videro coinvolta. Ad oggi, pertanto, coesistono diversi stili architettonici, fra i quali il romanico, il gotico e il barocco, che la contraddistinguono e caratterizzano.

La seconda chiesa parte di questo racconto è San Pietro in Riga. Con i suoi 123,25 metri di altezza era l’edificio più alto d’Europa allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.


La costruzione iniziale risale al 1209 come luogo di preghiera popolare, soltanto nel 1406 iniziarono i lavori veri e propri che vediamo al giorno d’oggi. Il progetto venne affidato all’archittetto Johann Rumeschottel. Per vederla ultimata, però, si sarebbe dovuto attendere il 1491 con la fine della costruzione del suo altissimo campanile. Quest’ultimo, successivamente, fu oggetto di due importanti crolli, il primo nel 1666 e il secondo nel 1721 ma anche di un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale. Il panorama che si può assistere dalla cima della torre è incredibilmente suggestivo e sicuramente da non perdere.

L’ultima delle tre chiese, ma non meno importante, in questa passeggiata lungo la Daugava è la Cattedrale di San Giacomo. Consacrata nel 1225, all’inizio del XV secolo vide la costruzione al suo interno della cappella della Santa Croce e un’importante ampliamento che la trasformò in basilica.



San Giacomo fu al centro delle vicende storiche legate alla Riforma e Controriforma nel Cinquecento. Nel 1522 divenne la seconda basilica luterana di lingua tedesca della città e l’anno seguente la prima di lunga lettone. Nel 1582 tornò ad essere una chiesa cattolica affidata ai gesuiti ma passò nuovamente alla chiesa protestante nel 1621. Tuttavia, nel 1923, dopo un referendum nazionale l’edificio fu restituito ai cattolici per esserne la relativa cattedrale; in quanto il Duomo di Riga era ormai da secoli svolgeva la medesima funzione per la chiesa evangelica luterana.


Probabilmente è una della magie più belle che Riga ci regala, impossibile non avere la sensazione di essere lì per la prima volta pur avendo già passeggiato lungo questo fantastico paesaggio. Questa è Riga, la città che arriva al cuore e ne diventa per sempre una parte importante.


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“Ciascuna torre ha bisogno della sua regina”

 


(Testo: Gian Mario Rigano)
 

Prendendo in prestito le parole di Jacques Pater voglio raccontare di una torre molto particolare che si impone sul paesaggio di Riga. La Radio and TV Tower è la più alta torre dell’Unione Europea e con i suoi 368,5 metri è anche il terzo edificio più alto di tutto il continente e il sedicesimo del mondo.
 

 
Senza ombra di dubbio Riga è la regina di questa magnifica costruzione, infatti la sua posizione permette che si possa vedere da gran parte dei quartieri della città.

L’opera è stata realizzata tra il 1979 e il 1989 con il finanziamento del governo centrale dell’URSS. Il progetto fu affidato all’architetto georgiano Kims Nikurdze, il quale collaborò anche con gli architetti Nikolajs Sergijevskis e Viktors Savčenko.

Il luogo scelto per ospitare la torre fu l’isola di Zaķusala nel mezzo del fiume Daugava, non troppo lontana dal centro storico della città. Questo fa della torre anche uno degli edifici più alti a pochi metri sopra il livello del mare: circa 7 metri.

I materiali usati e la progettazione consentono alla torre di resistere a venti fino a 44 metri al secondo senza alcuna vibrazione. Inoltre, sebbene l’attività sismica in Lettonia sia molto rara, la torre può resistere ad un terremoto di magnitudo 7,5. La struttura esterna è stimata per reggere circa 250 anni senza manutenzione straordinaria ma solo opere di livello ordinario.




Al livello corrispondente ai 93 metri di altezza era presente un ristorante, il “Vēja roze”, al momento chiuso dal 2006 mentre al livello dei 97 metri è possibile accedere ad una piattaforma di osservazione da cui è possibili ammirare un panorama mozzafiato della città, fino al porto e al Golfo: uno spettacolo unico in tutto il Baltico. Anche al livello dei 137 metri è presente un’altra piattaforma ma non sempre disponibile per i visitatori.

 


Nel 2019 si è deciso di provvedere a delle ristrutturazioni e ammodernamenti degli interni della torre. Fra i luoghi coinvolti vi è tutta l’area visitatori, compreso il ristorante che al termine dei lavori sarà nuovamente aperto e l’installazione di un pendolo di Foucault da 500 kg. Inoltre una parte del territoio adiacente l’edificio sarà destinato al nuovo progetto Torre TV 2.0. I lavori dureranno circa cinque anni con un costo stimato tra i quaranta e i cinquanta milioni di euro. 
 



Attualmente dalla torre sono trasmessi stabilmente 4 canali televisivi: Televisione lettone 1, Televisione lettone 7, TV3 e RigaTV 24. Sono almeno 13, invece, le stazioni radio che ogni giorno arrivano ai cittadini da questo luogo. Dalla torre vengono forniti anche servizi di trasmissione bidirezionale per organizzazioni e agenzie governative.

Sicuramente un complesso interessante da visitare e pieno di curiosità da scoprire. Attendiamo con trepidazione la riapertura per poter godere di quanto meglio possa offrirci.

 

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"Solo nella tradizione è il mio amore”

 

(Testo: Gian Mario Rigano)
 

Con questa citazione di Pier Paolo Pasolini oggi voglio raccontare di un luogo che fonda la sua esistenza proprio sulle tradizioni e sull’amore che i lettoni hanno per esse: ovvero il Museo Etnografico della Lettonia.
 
Fondato il 2 Febbraio 1924, è uno dei più antichi musei completamente all’aperto in tema di etnografia in Europa.



Il museo, ubicato nel quartiere Berģi di Riga lungo le rive del lago di Jugla, conta un totale di 118 edifici risalenti ad un periodo compreso tra la fine del XVII secolo e gli anni ’30 del XX secolo. Tali costruzioni originariamente si trovavano sparse in tutte le storiche regioni della Lettonia – Kurzeme, Vidzeme, Zemgale e Latgale – ma con l’apertura del museo vi furono trasferite, smontandole e ricomponendole perfettamente nella nuova area espositiva.

Inoltre, il museo dispone della più grande collezione di oggetti etnografici della Lettonia, oltre che una delle più grandi di tutta l’area baltica, con centocinquantamila unità.



Il padre del museo è sicuramente Pauls Kundziņš, architetto, etnografo e professore universitario lettone, che non solo ne suggerì l’idea al Ministero dell’Istruzione lettone ma ne curò direttamente quella che ne sarebbe dovuta essere la missione: 
 
“Il museo a cielo aperto vuole riunire le opere culturali della nostra gente nel contesto in cui sono state create e utilizzate in passato - per preservare il contenuto visibile della vita antica, contenuta negli edifici, nei loro dintorni e disposizione, interior design, effetti personali e accessori da lavoro”. 
 
Con queste parole Kundziņš rendeva chiaro quale scopo avrebbe dovuto avere il museo e sicuramente possiamo affermare che sia stato perseguito.
 

 

Lo sviluppo del museo fu rapido e divenne un luogo molto popolare con tantissime visite ogni anno. Il trasferimento dei diversi edifici al suo interno fu agevolato da numerose donazioni di vare organizzazioni pubbliche. L’espansione dell’area museale non si interruppe nemmeno durante i tragici avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale; infatti l’allora direttore Jānis Jaunzems riuscì comunque ad organizzare dei trasferimenti di diverse strutture.


Con il nuovo regime sovietico, in un primo momento, si rischiò di subire una modifica dei criteri scientifici adottati per lo spostamento dei diversi edifici etnici presenti sul territorio lettone ma ben presto vi fu un cambio di fronte e si decise di riprendere i parametri che erano stati alla base della fondazione del museo stesso. Inoltre, lo spazio museale fu notevolmente ingrandito con l’installazione di alcuni edifici di valore storico-culturale e architettonico, come ad esempio il complesso della fattoria di Liv, il villaggio di pescatori di Kurzeme e altri edifici sacri.

 

Dopo l’indipendenza della Lettonia nel 1991, i nuovi direttori del Museo Etnografico si concentrarono sulla raccolta e conservazione di tutto il patrimonio etnico lettone, che nel 1997 vide il suo culmine con l’apertura del complesso colonico, dedicato al ventesimo anniversario della Riforma Agraria e al lavoro dei giovani agricoltori. 

 
Ad oggi nel museo sono presenti fattorie, botteghe di artigiani e aree per i pescatori in pianta stabile. In ogni area si possono ammirare esposizioni permanenti che si differenziano in base ai diversi periodi storici e mostre di arte popolare. Da ultime, ma non meno importanti, le celebrazioni delle feste lettoni che si tengono regolarmente ogni anno all’interno del museo.
 


Anche il Museo Etnografico è una delle prove del profondo amore che nutrono i lettoni per la propria terra e per le proprie tradizioni: non importa lo scorrere del tempo, sempre si ha nel cuore da dove si viene.




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Āgenskalns, un luogo inaspettato

 

(Testo: Gian Mario Rigano)


Camminando qua e là, per le strade di Riga, si possono scorgere sempre luoghi caratteristici e spesso inaspettati. Questo avviene, per esempio, parlando dell’Āgenskalns: il più antico mercato coperto della città ed anche uno dei simboli della celebre Art Nouveau presenti a Riga.
 

 

La storia dell’Āgenskalns inizia nel 1898 quando le autorità cittadine decidono di dedicare un’amplio spazio alle attività di vendita ortofrutticola, la quali precedentemente erano distribuite in diversi punti di Riga, spesso molto lontani dal centro. Tuttavia la costruzione dell’edificio come noi oggi lo conosciamo inizierà solo nel 1914; infatti nei suoi primi sedici anni di vita fu semplicemente un mercato aperto e senza possibilità di riparo sia per le persone che per le merci.

Si occupò della sua realizzazione Reinhold Schmaeling, uno degli esponenti di punta dell’architettura di Riga, artefice di oltre 100 edifici ed uno dei padri dell’urbanistica della città. In tutte le sue opere architettoniche si può riscontrare la costruzione in “mattoni rossi” ed anche l’Āgenskalns non fa eccezione.

 

La costruzione del mercato, però, subì improvvisamente un’arresto per via dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e la sua apertura definitiva si sarebbe avuta solo nel 1923. Nel frattempo l’architetto lettone Alfrēds Grīnbergs ridisegnò l’ingresso anteriore dell’edificio completando il lavoro iniziato da Schmaeling.

Il mercato Āgenskalns si compone al suo interno di due padiglioni per un totale di duecentoventiquattro posti di vendita coperti e di duecentodiciannove spazi all’esterno.


Nel 2015 il comune di Riga ha dato in gestione l’Āgenskalns alla società Rīgas Centrāltirgus ma dopo poco tempo il contratto è stato risolto, in quanto non ritenuto rispettato l’accordo previsto per la manutenzione dell’edificio. Il comune, dopo averne ripreso la direzione, decise per la sua chiusura nel 2018 a causa delle profonde ristrutturazione che necessitava la struttura. I lavori, iniziati proprio nel 2018 e costati circa dieci milioni di euro, sono terminati nei primi mesi di quest’anno e dal 7 maggio l’Āgenskalns è tornato di nuovo perfettamente in funzione e pronto ad accogliere tutti i suoi clienti.


Il mercato Āgenskalns, come diversi altri posti che abbiamo visitato insieme, rappresenta per la comunità di Riga un luogo di incontro e condivisione. Questi due aspetti che possono sembrare così comuni sono per i suoi cittadini un patrimonio essenziale che viene ereditato di generazione in generazione. Quel legame indissolubile tra le persone di ieri e quelle di oggi che permette a noi visitatori di incontrarli come se non fossero mai andati via.




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“Dimenticanza è sciagura, mentre memoria è riscatto”

 

(Testo: Gian Mario Rigano)

 
È con questa frase di Anneliese Knoop-Graf che voglio raccontare la storia di un luogo molto particolare di Riga, il Žanis Lipke Memorial. Costruito sull’isola di Ķīpsala, si tratta di un museo commemorativo dedicato all’eroica figura di Žanis Lipke che, durante l’Olocausto in Lettonia, riuscì da solo a trarre in salvo molte famiglie ebree dal Ghetto di Riga.
 

All’inizio del nuovo millennio l’imprenditrice Māris Gailis, la direttrice onoraria dell’International Film Forum “Arsenāls” Augusts Sukuts e la nuora di Lipke, Ārija Lipke, fondarono la società Žanis Lipke Memorial. Lo scopo fu di porre l’attenzione sia della Lettonia che del mondo sulla vicenda di Lipke e sul suo grande coraggio. Nel 2005 iniziarono a raccogliere fondi per la costruzione del memoriale proprio accanto a quella che fu la casa di Žanis Lipke.
 

La scelta del luogo dove costruire il memoriale non fu casuale né legata al fatto di trovarsi accanto alla casa di Lipke; ma proprio in quel punto, un vecchio capannone per la legna, Žanis costruì il bunker segreto che ospitò gli ebrei liberati.
 
Durante l’inverno tra 1941 e il 1942 Lipke, un lavoratore portuale, dopo aver assistito a rastrellamenti, deportazioni e maltrattamenti per le strade ai danni della comunità ebraica di Riga da parte delle truppe della Germania nazista, decise di fare qualsiasi cosa fosse in suo potere per salvare quelle persone dal destino che le attendeva.
 
In breve tempo riuscì a farsi assumere come appaltatore locale per la Luftwaffe (l’aereonautica militare tedesca) e sfruttò la sua posizione per far uscire clandestinamente i lavoratori ebrei dal Ghetto di Riga e dai campi di lavoro dentro e fuori la città.


Inizialmente ospitò le prime persone in diversi nascondigli sparsi per tutta Riga ma col passare del tempo divenne sempre più pericoloso. Decise, quindi, di costruire un rifugio sotto il capannone per la legna accanto alla sua casa. Sfruttando la posizione dell’abitazione, un’isola all’interno della città lungo il fiume Daugava, Lipke riuscì a trarre in salvo e nascondere in questo bunker oltre quaranta ebrei su i circa duecento sopravvissuti alla guerra in Lettonia.
 
A questa impresa parteciparono in seguito anche sua moglie Johanna ed altri volontari che condividevano lo stesso desiderio di Žanis. Dal 1942 fino all’ottobre del 1944, con l’arrivo dell’Armata Rossa, continuarono a nascondere e proteggere gli ebrei di Riga.


Il memoriale è stato progettato dall’architetto Zaiga Gaile con lo scopo di riprodurre esternamente i capannoni dei pescatori e marinai di Ķīpsala e internamente il bunker che lo stesso Lipke aveva messo a punto: 3 x 3 metri con nove cuccette poste lungo le mura. Concettualmente e visivamente, la forma del museo evoca la famosa Arca di Noè, anch'essa considerata un rifugio per la sopravvivenza della vita.


La costruzione del memoriale è iniziata nel 2009 ed è stata finanziata esclusivamente da donazioni private, per un ammontare di circa mezzo milione di euro. Nel 2012 il memoriale è stato ufficialmente aperto dal presidente della Lettonia Andris Bērziņš e dal presidente di Israele Shimon Peres. Tra gli ospiti presenti all'inaugurazione anche i discendenti degli ebrei salvati, rappresentanti delle famiglie Smoļanski, Cesvaini e Lībheni provenienti da Israele.


Yad Vashem ha onorato Žanis Lipke e sua moglie come “Giusti tra le nazioni” il 28 giugno 1966 e senza ombra di dubbio sono considerati due eroi lettoni e della storia ebraica. Lipke morì nel 1987 e il suo funerale fu organizzato dalla comunità ebraica di Riga. Nel 2018 il film lettone “The Mover” ha ritratto gli sforzi di Lipke e di sua moglie per salvare gli ebrei della città.

La loro eroica avventura è scolpita nella memoria e nei cuori dei tutti i lettoni e rimarrà sempre esempio virtuoso di solidarietà fra le persone e i popoli.
 
 

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Un mondo senza confini

(Testo: Gian Mario Rigano)


Riapriamo il nostro appuntamento settimanale dedicato a Riga e più in generale alla Lettonia, parlando di un progetto veramente molto speciale e che da parecchio tempo fa parlare di sé: ovvero, la Rail Baltica. 

 

 
L’opera, attualmente in costruzione, consisterà in una linea ferroviaria veloce e continua che collegherà la città di Tallinn, capitale dell’Estonia con Varsavia, capitale polacca. Ovviamente, tale linea passerà anche in Lettonia e precisamente dentro Riga. Con l’inaugurazione della Rail Baltica le tre repubbliche avranno una connessione terrestre come mai primi d’ora che sarà il cardine per del nuovo sviluppo economico dell’Europa Nord-Orientale.

 

 
La nuova rete è uno dei progetti principali dell’Unione Europea ed è finanziato degli Stati membri, dal bilancio TEN-T e dai Fondi Strutturali e di Coesione forniti ai nuovi Stati dell’unione. Il progetto è attuato da Estonia, Lettonia e Lituania; infatti  nel 2017 i rispettivi parlamenti hanno ratificato l’accordo intergovernativo sulla ferrovia delineando il percorso che la stessa avrebbe dovuto compiere. Nello specifico, partendo da Tallinn la linea dovrà dirigersi verso Pärnu (Estonia) per poi attraversare la Lettonia arrivando a Riga, che ne sarà lo snodo centrale con un collegamento diretto al suo aeroporto. Successivamente si inserirà in Lituania unendo le città di Panevezys e Kaunas al confine di stato lituano-polacco. Da Kaunas è previsto un collegamento, anch’esso parte del progetto, con Vilnius la capitale della Lituania. La velocità dei convogli è stata definita per il traffico passeggeri di 240 Km/h.

 



La Rail Baltica sarà una linea completamente elettrificata con una precisa attenzione sulla riduzione delle emissioni di carbonio, inoltre è stata progettata per evitare di entrare in contatto con aree protette e ridurre al minimo gli impatti ambientali su altre zone sensibili. Sono previste barriere anti-rumore e passaggi speciali per gli animali attraverso argini laterali alla ferrovia. Le sette stazioni passeggeri avranno caratteri avveniristici e moderni e interscambi con le stazioni dedite al trasporto regionale e con gli aeroporti e porti marittimi. Per il trasporto merci vi saranno tre terminal multimodali dislocati a Muuga (Estonia), a Salaspils (Lettonia) e a Kaunas (Lituania).

 

 
Il completamento dei lavori è previsto entro il 2026 e secondo la società di consulenza Ernst&Young con l’entrata in funzione della linea si avranno benefici socio-economici di 16,2 miliardi di euro con un effetto moltiplicatore sul Pil di 2 miliardi di euro aggiuntivi. Inoltre, si prevede di evitare la perdita di circa 400 vittime umane in 29 anni.
 
Con tali pronostici anche la Finlandia ha annunciato nel febbraio del 2019 di volersi unire al progetto: è in fase di studio un collegamento tra Tallinn e Helsinki, probabilmente tramite un sistema di moderni traghetti veloci che sostituirebbe quello attualmente in uso.

 

 
Sebbene non si sia parlato unicamente di Riga e della Lettonia, in questo importante progetto la nostra capitale del Baltico ne è protagonista. Non solamente come centro fisico della ferrovia ma anche come luogo di incontro e ponte fra le persone che vi viaggeranno e fra tutte le realtà del Baltico, dalla Polonia alla Finlandia, che qui avranno modo di incontrarsi. Nonostante le incertezze del futuro che stiamo vivendo, prendiamo spunto proprio dalla Rail Baltica per continuare a costruire quel mondo senza confini per cui abbiamo tanto lottato.

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“Che strano, beato Pianeta... Qui è Natale ogni giorno”

(Testo: Gian Mario Rigano)


Così scriveva Gianni Rodari nella sua poesia “Il pianeta degli alberi di Natale” e leggendo questi pochi versi, non può non venire in mente che Riga. La capitale lettone ci stupisce ancora e lo fa proprio a pochi giorni dal Natale.

Non tutti sanno, infatti, che una delle usanze più tradizionali di questo periodo dell’anno la si deve alla città di Riga; ovvero l’albero di Natale.
 

La storia vuole che nella sera del 24 dicembre 1510, precisamente nella Piazza del Municipio di fronte alla celebre Casa delle Teste Nere, un abete fu per la prima volta decorato con carta colorata e candele e successivamente bruciato come buon auspicio di prosperità per l’anno nuovo. Questo episodio, legato in parte ad un’altra tradizione di origine pagana lettone in merito al solstizio d’inverno, diede il via a quella che sarebbe diventata la più diffusa usanza di Natale: addobbare un albero di abete con ornamenti festosi e scintillanti e, soprattutto, luci colorate di ogni tipo.
 
 
Per celebrare il primo albero di Natale è stata installata, esattamente nel punto in cui cinquecentoundici anni fa venne eretto, una lapide in pietra sopra il quale si presenta una scultura metallica a forma di abete con riportata la data di quel magico momento.


Nel corso del tempo la capitale lettone ha sempre più affinato la sua abilità nel proporre nuove decorazioni per gli alberi di Natale. Infatti solo nel centro storico se ne possono ammirare molte tipologie diverse. Quest’anno, per porre l’attenzione sulla sostenibilità e sulla lotta contro l’inquinamento ambientale, tema sul quale la Lettonia è particolarmente sensibile da molti anni, si è voluto realizzare in Piazza Livu uno speciale albero fatto interamente di rifiuti reciclati.


L’opera, realizzata dallo scultore Herald Gert ed il suo team, è stata voluta dalla società di servizi ambientali Clean R per porre l’attenzione sui consumi eccessivi e gli sprechi che ogni giorno vengono perpetrati nel mondo. Inoltre, questo imponente albero di 9 metri d’altezza ha lo scopo di indurre i passanti che lo ammirano nel scegliere regali più razionali per i proprio cari, magari fatti in casa, evitando così di contribiuire ad ulteriori sprechi.
 

Con questo omaggio al Natale di cui la nostra cara Riga è protagonista, vogliamo salutare tutti i lettori che ci hanno accompagnato in quest’ulteriore anno molto difficile. Da noi un caloroso augurio che questi giorni di festa siano una gradevole occasione per riunirsi e trascorrere dei momenti gioiosi e sereni. Vi diamo appuntamento nel nuovo anno, credendo fortementre che sarà migliore.
Tantissimi auguri di buon Natale e di un felice Anno Nuovo. 


 
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“È una festa la vita: viviamola insieme!”

(Testo: Gian Mario Rigano)


Sicuramente aveva ragione Marcello Mastroianni quando nell’ormai leggendario film 8½, di Federico Fellini, recitò questa battuta che bene si sposa con un altrettanto leggendario luogo di Riga: lo Splendid Palace Cinema.

All’interno delle sue sale, generazioni di cittadini di Riga hanno vissuto insieme parti importanti della loro vita. Vi sono nati amori, amicizie o si sono provate emozioni, versate anche delle lacrime, a volte di gioia e altre di tristezza. Tutti momenti intensi di vite vissute tra le pareti dello Spendid.


Lo Splendid Palace Cinama di Riga viene alla luce nel lontano 1923, cinque anni dopo la nascita della Lettonia indipendente. Il progetto venne affidato all’architetto Friedrich Kārlis Skujiņš mentre le decorazioni della Sala Maggiore furono opera degli scultori Rihards Maurs e Jēkabs Legzdiņš. Le pareti ed i soffitti, invece, furono dipinti da Herman Grīnbergs.

 
 
Il cinema dispone di tre sale per un totale di 863 posti ed è inserito nello speciale elenco dei monumenti  architettonici di importanza nazionale della Lettonia. Nel 1952 fu ribattezzato con il nome di “Riga”, proprio come la città che lo ospita. Solo nel 2011, al termine di un periodo di restauro iniziato nel 2006, ha riacquisito la sua denominazione originale.
 
 
Il debutto dello Splendid Palace risale al 30 dicembre 1923 con la pellicola di Todd Browning, “Under two flags” mentre nell’ottobre del ’29 venne proiettato il primo film con audio della storia dei Paesi Baltici: “Singing Fool”.


Quest’anno, in occasione dei 98 anni del cinema, la direzione ha deciso di mandare in scena la versione restaurata proprio del film 8½ di Fellini che ha aperto il nostro viaggio alla scoperta dello Splendid.
 
 
Sempre per gli appassionati di “italiano” è possibile in questi giorni vedere anche la nuova pellicola di Ridley Scott, “House of Gucci”, incentrato sulla nota vicenda di cronaca nera che riguardò la morte di Maurizio Gucci, presidente dell’omonima casa di moda italiana.

Lo Spledid Palace Cinema è senza ombra di dubbio uno dei luoghi di Riga che merita di essere visitato, un posto senza tempo che con il suo stile e la sua eleganza fornisce un incentivo in più per addentrarsi in quel fantastico mondo chiamato cinema: buona visione!


 
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“Un viaggio inaspettato...”

(Testo: Gian Mario Rigano)


Non tutti i giorni capita di recarsi presso la stazione per prendere un treno e, improvvisamente, ritrovarsi all’interno di una galleria d’arte. Questo, però, è ciò che accade tutti i giorni ai cittadini di Jurmala. Importante località marittima sul Baltico a pochi passi da Riga, fra le tante attrattive che offre vi è anche la possibilità di poter ammirare vere e proprie mostre nella stazione ferroviaria di Dubulti.
 
 
L’idea di avviare questo progetto risale al 2015, quando si decise di ristrutturare completamente l’edificio. Già da subito, si trattava di un qualcosa del tutto innovativo. Infatti, attualmente è l’unico spazio espositivo d’arte contemporanea in Europa all’interno di una stazione ferroviaria attiva al traffico passeggeri.
 
 

 
Non è un errore affermare che nella sua realizzazione ci fosse una sorta di predestinazione. Nel 1977 l’architetto Igor Javein diede vita alla stazione e nel farlo prese ispirazione dall’ondeggiare del mare durante una tempesta. Osservandola, si può constatare che la forma ricordi proprio quella di un’onda. Quindi si può tranquillamente asserire che già alla sua nascita avesse una base artistica propria.

 
 
 
“L’Artstation Dubulti” si presenta al suo pubblico come un eccezionale esempio di lavoro di squadra tra diversi settori quali il trasporto, la cultura e la pubblica amministrazione con lo scopo di creare una piattaforma artistica unica e accessibile a tutti. 

Inoltre, la stazione offre l'opportunità di organizzare eventi e rassegne di ogni tipo, sorprendendo i viaggiatori che ogni giorno transitano al suo interno.



 
Ma lo stupore dei passeggeri non finisce qui. Spostandosi per la Lettonia in treno, in questo periodo dell’anno, è possibile salire a bordo di un vagone molto speciale: il “Treno di Natale”.
 
 
 
 
In quest’anno molto difficile, dove sofferenza e oscurità fanno da padrona, la Lettonia ha deciso, con il contributo di Ikea, di portare un po’ di luce in più in tutte le sue città e nei cuori dei suoi cittadini.
Un intero convoglio è stato decorato con addobbi natalizi e le luci STRÅLA in modo da lasciare incantati tutti coloro che si troverranno a viaggiare con questo treno. Inoltre le lampade STRÅLA sono state posizionate per essere viste anche dall’esterno.
 
 
 
 
Il “Treno di Natale” percorrà le tratte ferroviarie lettoni durante il periodo natalizio, da Aizkraukle a Jelgava, passando da Riga a Daugavpils nonché da Skulte a Tukums e ancora fino a raggiungere ogni luogo possibile.

Anche “l’Artstation Dubulti”, ovviamente, sarà meta di questo speciale treno: uscire da una galleria per poi salire su vagone come questo sarà vermanete un’esperienza unica e indimenticabile, un viaggio inaspettato per chiunque avrà la fortuna di poterlo fare.


Se, come spesso si dice, in un viaggio non è importante la meta ma il percorso: facciamo sempre pervadere tutte le strade che percorreremo dalla luce in ogni momento, anche quelli più duri, cosìcché quando arriveremo a destinazione non solo avremmo illuminato il nostro cammino ma anche quello di chi ci è accanto.
 



 
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“Più dei motori possono i cuori...”

(Testo: Gian Mario Rigano)


Con questa citazione, dal celebre poeta italiano Gabriele D’Annunzio, voglio iniziare a raccontare del Museo dell’Automobile di Riga. Costruito nel 1989 ad opera dell’architetto Viktors Valgums, su iniziativa del Latvia Antique Automobile Club, è dal 1992 il polo museale dedicato ai motori più importante dei paesi baltici.



Riga e i suoi cittadini vantano un’importante passione per i veicoli antichi che hanno saputo proiettare all’interno di questo luogo. Ed è proprio questo amore che ha allestito le esposizioni al suo interno. La cura dei dettagli, i colori, le luci e l’atmosfera avvolgono il visitatore in un viaggio indietro nel tempo pur rimandendo fortemente ancorati al presente.




Il museo è composto da tre piani dove in ognuno dei quali è rappresentata una diversa tematica storica. Al piano terra possiamo ripercorrere la storia dell'automobile agli inizi del XX secolo e si possono ammirare le prime produzioni lettoni.



Il primo piano, invece, mette insieme i veicoli sportivi con le auto le auto di relevanza istituzionale e le opere dell'industria automobilistica sovietica.



In tema di auto da corsa, proprio in questo piano è possibile vedere una replica perfetta della storica Auto Union, guidata fra gli altri dal grande pilota italiano Tazio Nuvolari.



Fra le automobili di rilevanza istituzionale sono presenti anche un esemplare d’ordinanza della Repubblica Francese e la collezione di auto statali sovietiche, utilizzate per trasportare in modo sicuro ma allo stesso tempo lussuoso i diversi leader dell’Unione Sovietica.




Completa l’esposizione il piano seminterrato con una vasta gamma di mezzi pesanti di trasporto e veicoli speciali storici come camion dei pompieri e ambulanze.

Dal 2013 al 2016 il museo è stato temporaneamente chiuso per dei lavori di restyling della facciata esterna e per l’ammodernamento dei locali interni. Il 2 Luglio del 2016 è stato aperto nuovamente al pubblico con la nuova veste, che lo rende attualmente uno dei fiori all’occhiello nel panorama europeo dei musei destinati ai motori.

Nell’aggionamento della facciata esterna, inoltre, si è voluto appositamente ricalacare la forma dei cofani anteriori delle prime automobili.


Anche in questo particolare si può apprezzare il grande amore della Lettonia per le automobili e parafrasando le parole del poeta mi sento di chiudere dicendo, che il cuore può veramente realizzare quello che nemmeno il motore più potente può immaginare.

Adesso non resta che andare a visitarlo: buon viaggio!




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“Una strada che illumina la mente...”

(Testo: Gian Mario Rigano)

 

Come ogni anno, per festeggiare l’anniversario della prima proclamazione d’indipendenza della Lettonia, il 18 Novembre 1918, la città di Riga ha deciso di effettuare una restyling completo delle sue già ben note attrattive luminose.

Il nuovo lighy design sarà visibile fino al 9 Gennaio 2022 permettendo a tutti i cittadini di godersi senza fretta il fantastico spettacolo di luci messo a loro disposizione.


Nel nuovo allestimento si è deciso di rendere omaggio alle celebri “Dainas”. Le poesie popolari, tramandate oralmente da secoli e messe per iscritto da alcuni illustri scrittori lettoni come Krišjānis Barons, sono al centro di un’iniziativa che le vede disposte in cinque diversi quartieri della città e illuminate nell’oscurità della notte: come a voler rendere viva quella speranza che arse nei patrioti lettoni al tempo della prima indipendenza. 

 


Un’altra novità è il tragitto luminoso, “Laika āderes telpa”, costruito ad arte nell’affascinante parco Ziemeļblāzma, a nord di Riga, dove grandi e piccini potranno immergersi in qualcosa di mai visto prima: assolutamente da vedere. 


 

“Levitācija - meditācija”, “Levitazione - metitazione”, è il nome dato alla suggestiva scenografia nel parco di Mārupīte; dove i grandi monoliti in pietra sano stati adornati da luci colorate. Anche questo un progetto del tutto nuovo nel reportorio del Riga light festival.

 


 

Il 18 Novembre, invece, nelle vicinanze della Biblioteca Nazionale e del Parco della Vittoria, il design luminoso sarà completato da una coinvolgente cornice di torce infuocate.

Ovviamente, il resto della città sarà colorato da spettacoli luminosi che come ogni anno lasciano a bocca aperta migliaia di residenti e turisti.

 



Un richiamo importante spetta proprio al 18 Novembre. Quest’anno (2022) si festeggia in Lettonia il centotreesimo anniversario dell’indipendenza e quindi della nascita dello Stato nazionale lettone. La ricorrenza è veramente molto sentita e apprezzata dalla popolazione e proprio per questo ogni anno la capitale trova sempre il modo di rendere omaggio ai suoi cittadini nel miglior modo possibile.

 

Nonostante l’attuale situazione data dalla pandemia da Covid-19 impedisca grandi assembramenti, si è voluto comunque ricordare che proprio nei momenti più difficili si deve essere uniti. 

Buon compleanno Lettonia...




Info+: svetki.riga.lv.


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La “Torre della Scienza”

(Testo: Gian Mario Rigano)



Passeggiando per Riga, ovunque vi troviate, è impossibile non notare la “Torre della scienza”. Alle spalle del Quartiere Moscovita, dov’è presente l’omonimo mercato (il più grande d’Europa) con i suoi 108 metri di altezza e 21 piani possiamo trovare il Grattacielo  dell’Accademia delle Scienze.



L’edificio venne innaugurato nel 1959 alla presenza dello scrittore lettone Vilis Lācis, in contemporanea con il Campionato di scacchi dell’URSS, ed è da allora la sede dell’Accademia lettone delle Scienza.



L’accademia riunisce oltre 300 scienziati della Lettonia e del mondo in diversi ambiti scientifici, come scienze naturali, ingegneria, scienze sociali e umanistiche. Conduce ricerche di alto profilo e fra suoi scopi vi sono la promozione e lo sviluppo di tutte le scienze e la preservazione e la trasmissione alle generazioni future di tutto il patrimonio nazionale lettone.



La Torre si trova in Piazza Akadēmijas 1, vicino a Puškina Iela 13 la via dedicata al celebre poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin. Si può raggiungere molto facilmente tramite l’autobus in dieci minuti dalla Stazione centrale di Riga.

Al diciassettesimo piano i visitatori possono godersi lo splendido panorama della città di Riga, usufruendo della grande terrazza della torre: uno spettacolo unico e suggestivo.

Sicuramente uno dei luoghi della capitale lettone che merita di essere visitato sia per la sua valenza artistica ma, soprattutto, per la sua rinomata importanza scientifica.


Una curiosità legata a questo edificio sono i suoi tanti soprannomi ironici che i cittadini gli hanno attribuito nel corso degli anni. Infatti, nonostate il ruolo ricoperto, il suo essere legato alla figura di Stalin lo ha fatto diventare, suo malgrado, uno dei simboli del cinquantennio di occupazione sovietica della Lettonia. Frai vari soprannomi i più diffusi che si ricordano sono: “Torta di compleanno di Stalin", "Barocco di Stalin , "Dente di Stalin" e "Cremlino".

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Il “parco della musica”

(Testo: Gian Mario Rigano)



Con questa piccola licenza di “parco della musica” mi piace chiamare il Mežaparka Lielā estrāde. Riga, la capitale della Lettonia, non finisce di sorprenderci con le sue meraviglie architettoniche e questa volta lo fa attraverso uno degli scenari naturalistici più incantevoli e suggestivi della città: Mežaparks.


 
All’interno di questo fantastico parco, un vero e proprio bosco nel cuore della città, possiamo ammirare e visitare il Mežaparka Lielā estrāde: un imponente auditorium all’aperto che dal 1955 ospita il “Festival della canzone e della danza lettone”, uno dei più grandi eventi corali e di danza amatoriale al mondo.


La sua attuale struttura è frutto del lavoro congiunto di Mailitis Architects e Juris Poga's Bureau, due importanti studi di architettura lettoni che nel 2007 si sono aggiudicati il concorso indetto dal Comune di Riga per il restyling del palco. Infatti, l’opera originale e quindi la realizzazione dell’auditorium all’aperto la si deve all’architetto e ingegnere civile Vladimir Schnitnikov.


La costruzione di Schnitnikov, all’inizio degli Anni ’50, prevedeva una capienza di 30000 posti a sedere ma le dimensioni, già allora importanti, permisero al festival del 1988 di raggiungere i 200000 mila spettatori, un record per tutta l’area Baltica.

 

Dopo il lavoro di ristrutturazione il palco principale è i grado di ospitare fino a 2900 artisti in contemporanea e la tribuna posta alle sue spalle fino a 11000. Un’opera estremamente affascinante ed uno dei centri culturali e sociali più prestigiosi della Lettonia.

Uno dei primi concerti che hanno inaugurato il nuovo Mežaparka Lielā estrāde nel 2018 è stato quello del gruppo musicale “Instrumenti”. 
 

Per il rinnovamento dell’ estrāde gli studi Mailitis e Juris Poga's hanno vinto il Premio di Architettura lettone 2021.
 
Una menzione di riguardo spetta a Mežaparks, le parole potrebbero non bastare per descrivere la bellezza e l’unicità di questo luogo. La capitale lettone ci offre questo mirabolante scorcio paesaggistico per immergeci completamente nella natura e lasciarci da lei cullare e confortare. 


 
Nei pressi di Mežaparks possiamo visitare anche il famoso Zoo di Riga, uno dei giardini zoologici più importanti dei Paesi Baltici. Raggiungibile con il tram in 10 minuti dal centro storico della città.

Meta di grandi e piccini, è senza dubbio uno dei luoghi verdi più frequentato e amato della Lettonia.
Chiunque giunga a Riga visiti Mežaparks e lo splendido Lielā estrāde, sarà un’esperienza che non si potrà dimenticare.




 

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Il Castello della Luce

(Testo: Gian Mario Rigano)


Lungo la Daugava dove il Ponte di Pietra “Akmens Tilts” congiunge le due sponde, si eregge il Castello della Luce. Impossibile non voltarsi ad ammirarlo e, incuriositi, lasciare che ci guidi verso di lui.


Ad opera dell’architetto Gunar Birkerts, questo meraviglioso edificio è dal 29 agosto 2014 la sede della Biglioteca Nazionale Lettone a Riga. Un complesso architettonico unico nel suo genere in Lettonia e nei Paesi Baltici che vede i suoi natali verso la fine del 900, quando l’idea di far tornare la Lettonia indipendente si stava sempre più concretizzando. Lo stile e il design, anche interni, della biblioteca hanno fin da subito risentito della riscoperta delle tradizioni culturali e rituali, nonché del folklore della Lettonia. Infatti, visitando il palazzo è possibile imbattersi in riferimenti, immagini ed elementi letterari come l’opera di Rainis “Zelta zirgs” (“Cavallo d’Oro”) oppure musicali come i canti corali di Jāzeps Vītols.


Una volta entrati, i visitatori, non possono non rimaner meravigliati non solo dalle dimensioni e dagli arredi dei singoli piani ma, soprattutto, dall’incredibile quantità di volumi presenti all’interno. La cura e il rispetto per i libri sono un altro elemento che rende estremamente affascinante questo luogo. Inoltre, una caratteristica peculiare è la possibilità di donare testi alla biblioteca che saranno conservati per sempre. 


Lo spirito democratico, proprio del Castello della Luce, lo si può riscontrare anche dall’opportunità di accedere liberamente nell’edificio e poter usufruire delle sue risorse. Ciò ha contribuito alla sempre più crescente presenza di giovani e bambini fra i suoi visitatori. Ad oggi, la biblioteca, è uno dei centri più popolari fra le nuove generazioni ed un vero fenomeno sui social.

All’ultimo piano, il 7°, oltre a stanze di lettura e riposo si può ammirare un emozionante panorama della splendida città di Riga.
 

 

Da ultimo ma non meno importante la Biblioteca Nazionale ha vinto nel 2018 il prestigioso premio International Excellence Awards in concorso alla London Book Fair.
 

Lasciatevi trasportare nell’incanto e nella bellezza di questo luogo, simbolo di pace, cultura e arte.




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I segreti di Hospitāļu iela

Hospitāļu iela è una parallela di via Krišjānis Valdemārs e Via Miera (una zona hipster di Riga) e appartiene al quartiere Brasa.

 

Immagine: Alberts Filka "Hospitāļu iela" (1935)

Hospitāļu deriva dalla parola ospedale perché alla fine della strada c`è un ospedale militare, piú grande del Palazzo di Rundāle, costruito poco dopo l`epoca di Napoleone negli anni tra il  1750 e il 1754. Ora questo edificio storico è chiuso e vuoto. Non lontano si trova anche il Carcere di Brasa, ormai chiuso dall’aprile 2019. Tra queste mura sono stati rinchiusi anarchici e rivoluzionari, vittime innocenti e criminali incalliti. Alcuni sono anche riusciti a scappare! Se vi capita di passare di lí, potreste partecipare ad una delle gite che vengono organizzate per visitarlo.

 

 

Il quartiere è noto anche per il grande cimitero, Lielie Kapi, che è un monumento architettonico ufficiale di importanza nazionale. Il parco si estende su una superficie di 22 ettari. Ci sono splendidi monumenti e targhe commemorative che riflettono gli stili artistici risalenti alla seconda metà del XVIII secolo. Dozzine di grandi personaggi lettoni riposano in questo cimitero. Ad esempio, Fricis Brīvzemnieks, Andrejs Pumpurs, Krišjānis Valdemārs, Krišjānis Barons. È davvero una straordinaria area verde dove ognuno può trovare il suo rifugio dal caos della città.

 

 

Nessuna altra strada di Riga ha una sua poesia, un suo gruppo musicale e un suo festival! Ogni anno, durante la prima settimana di settembre, per festeggiare via Hospitāļu, dalle finestre delle case vengono esposte bandierine colorate e i cortili si trasformano in teatri e caffè. 

 





 

Per concludere, la strada piú italiana a Riga è solo una – Hospitāļu iela  perché il suo nome finisce in... „ITĀĻU”. 


Ed ecco di seguito la poesia di Jānis Elsbergs:

Es zinu:
lugā aiz loga
nedrīkst mainīt neko.

Tas troksnis Ir no Valdemāra ielas lejā.
Tie ļaudis iet un nāk no maizes veikala
(pirmajā stāvā, lielajā mājā pa kreisi).
Un jūs, Hospitāļu ielas satrupējušās īrnieces!
Ko man darīt, kad jūs noplēsīs?

Un ko bez tevis tieši pretī,
tu, vecā divstāvene?
Un pa labi no tevis ir vilnas pārstrādes
fabrika – tikpat mīļa dekorācija.

Patiešām.
šai lugā ir kaut kas no mūžības.
Ļaudis katru dienu iet
šurpu un turpu.
Mašīnas atrūc un aizrūc.

Un skatuves dibenplāns
allaž paliek tas pats:
Lielie kapi.


//

Lo so:
nel teatro di là dalla finestra
non è permesso cambiare niente.

Questo rumore che sale da Valdemāra iela.
Questa gente che viene e va dal panettiere
(al pianterreno, nella grande casa a sinistra).
E voi, inquiline fatiscenti di Hospitāļu iela!
Cosa fare, quando vi abbatteranno?

E cosa senza di te proprio qui davanti,
tu, vecchia palazzina a due piani?
E il lanificio alla tua destra  –
scenografia altrettanta cara.

Davvero.
in questa commedia c’è qualcosa d’eterno.
Gente che ogni giorno cammina
su e giù per strada.
Auto che rombando arrivano e ripartono.

E il fondale del palcoscenico
sempre il medesimo:
il Cimitero grande.

(tradotto da Paolo Pantaleo)





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Autunno d’oro nella capitale lettone!

 

Per godere i colori autunnali non bisogna sempre andare a Sigulda che ogni anno in questo periodo viene affollata dai turisti, si può godere l’estate di San Martino* anche nei giardini e parchi di Riga. Ecco, uno dei posti da visitare nelle belle giornate di ottobre!

 


Viestura dārzs (Giardino di Viesturs), conosciuto anche come Dziesmu svētku parks (Parco del Festival dei Canti), è il parco più antico di Riga. Creato nel luogo allora conosciuto come Gustavsala (Isola di Gustavs)** nel 1711, durante la Grande guerra del Nord, su ordine dello zar Pietro I di Russia, è un parco in stile olandese denominato dall’inizio “Viņa Majestātes dārzs priekšpils cietoksnī” (“Il giardino di Sua Maestà nella fortezza antistante il castello”). In seguito, quando Gustavsala è diventata Pētersala (Isola di Pietro), il giardino è stato rinomato varie volte: prima Giardino di Petersala, poi Il Primo Giardino Imperiale e Giardino Imperiale di Riga. Nel 1841 quando Nicola I di Russia regalò il giardino alla città di Riga, il giardino ha acquistato un nuovo nome: Giardino della città.

 




All’interno del parco si trova Aleksandra Arka, ovvero l’Arco di Trionfo di Alessandro, l’unico arco di trionfo della Lettonia, costruito nel periodo tra il 1815 e il 1817, sul modello dell’Arco di Trionfo di Roma, in onore dell’imperatore Alessandro I di Russia dopo la sua vittoria contro Napoleone. Durante il periodo sovietico, nell’occasione del Centenario del Festival dei Canti lettoni, il giardino ha ricevuto un nuovo nome: Parco del Festival dei Canti. Infatti, nel parco c’è un insieme architettonico e scultoreo dedicato a questa tradizione lettone, è una piscina con fontane e un muro sul quale sono stati scolpiti i volti dei compositori lettoni. Puoi riconoscerli?

 


 

Il parco che ospita alberi centenari e tantissime piante di tante varietà e colori si trova in una zona adiacente al centro di Riga e viene visitato ogni giorno dai turisti e dagli stessi abitanti della capitale. Quando ci andate portate con voi qualche pezzo di pane: in un angolo del parco c’è un laghetto con tantissime anatre che saranno felici di mangiare una bella merenda. Là vicino c’è anche una scultura a loro dedicata. Vale la pena visitare questa parte del parco!

 



 

Consigliamo di continuare la vostra passeggiata ed arrivare a Hanzas perons (Piattaforma di Hanza), diventato di recente una nuova meta culturale della capitale. Hanzas perons si trova nel territorio di New Hanza, ed è l’edificio dell’ex magazzino dello Scalo Merci della Stazione ferroviaria di Riga, diventata al giorno di oggi uno spazio culturale moderno e funzionale dove si svolgono regolarmente concerti, convegni ed altri eventi. È uno degli edifici che ci ricordano dell’importante sviluppo commerciale e industriale di Riga dell’inizio del XX secolo. Per sapere di più delle iniziative della zona, visita www.hanzasperons.lv.

 



 

Non esitare a conoscere questa parte di Riga: scegliete una bella giornata di ottobre per fare una tranquilla passeggiata autunnale ed apprezzare questo piacevole angolo naturale nascosto nella realtà urbana di Riga!

* Mentre in Italia l’estate di San Martino arriva a novembre, in Lettonia è un fenomeno tipico del mese di ottobre.
** Adesso Andrejsala (Isola di Andrea)

 

 

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Arte e colori nel quartiere di via Tallinas!

Testo: Inga Kalniņa




Ad un semplice passante il quartiere di via Tallinas potrebbe rimanere inosservato in quanto si tratta di una zona tra via Miera e via Brivibas che per tanti anni è stata abbandonata. In realtà, però, è una parte della capitale lettone che vale la pena conoscere: questo quartiere potrebbe essere definito come il quartiere più colorato di Riga perchè non c'è un altro posto con così tanto spazio dedicato alla street art.









Grazie all’attività dell’assocciazione Free Riga che ha lo scopo di rianimare gli edifici abbandonati di Riga dando spazio alle espressioni artistiche, creative e sociali dei giovani abitanti della capitale, il quartiere sta vivendo un periodo di un grandissimo sviluppo culturale. Per tutti gli interessati questa parte di Riga offre una grandissima varietà di iniziative creative: spettacoli di strada, circo, concerti, festival vegani, festival dello street food, laboratori artistici e così via. Nel quartiere si trova anche “Ezītis miglā”, uno dei bar preferiti di Riga.







Tra le tante altre cose il quartiere di via Tallinas ospita inoltre un piccolo frammento dell’Italia: è proprio lì che si trova l’autofficina di Vespa che offre anche il servizio di noleggio del classico motorino italiano! Scopri di più su http://www.vespalatvija.lv/.



Ecco, non esitare a visitare e conoscere questo quartiere finora rimasto oscuro! È un ambiente artistico e colorato, una parte vivace della città, ricca di eventi e attività! Uno spazio in pieno sviluppo con tantissime potenzialità per nuove e inaudite espressioni artistiche! Per scoprire tutte le attualità del quartiere, visita la pagina di facebook ad esso dedicata: https://www.facebook.com/Tallinasielaskvartals/.




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Dove la citta' incontra il mare e si assaggia un po'di storia...


Testo: Inga Kalniņa


Se vi trovate a Riga e volete riposarvi un po’ dal caos urbano, abbandonate il centro della città per fare una passeggiata rilassante sul lungomare adiacente. Anche se non considerate Riga come una tipica città marittima e siete (giustamente) convinti che il mar Baltico non ha niente a che fare con il vasto e caldo Meditteraneo, il golfo di Riga che bagna la parte settentrionale della capitale lettone ha qualcosa di sorprendente da offrire ai suoi visitatori.

 


Mangalsala è un quartiere periferico di Riga che si trova sulla riva destra del fiume Daugava e sulla costa del Golfo di Riga e fa parte del parco naturale Piejura. Fino al 1840 Mangalsala era una vera e propria isola che poi a causa di alcuni cambiamenti naturali si è trasformata in una penisola. 

 

Da un anno la spiaggia di Mangalsala è raggiungibile percorrendo un bellissimo sentiero con delle panchine per godersi l’ambiente calmo e delle aree fitness per poter allenarsi all’aria aperta. Arrivati alla fine del sentiero vi troverete sulla sabbia bianca tipica delle spiagge lettoni e potrete godere una vista del tutto particolare, ovvero il relitto di una nave rimasta bloccata nella sabbia vicino alla costa. Si tratta di “Lady Cotlin”, una nave svedese che portava a Riga un carico di sale ed è affondata nel 1951 durante una tempesta. Secondo alcune fonti, nella stiva della nave ci sarebbe stato l’alcol di contrabbando e il naufragio avvenuto perché l’intero equipaggio si sarebbe ubriacato. 







 

Se volete fare una passeggiata sul lungomare per godervi il silenzio ed il profumo dell’acqua, andando a sinistra del relitto potere raggiungere il molo di Mangalsala, mentre andando a destra potere fermarvi al Cafe del mar (aperto tutto l’anno) sulla spiaggia di Vecāķi e godervi la rilassante vista sul mare.

 





Attenzione! Arrivare al relitto è pericoloso in quanto sott’acqua ci sono dei resti di cemento.

Come arrivarci: con l’autobus nr.24 fino al capolinea (Mangalsala) oppure in macchina (c’è un grande parcheggio disponibile).



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Camminare: una buona abitudine per il nostro corpo e non solo

Testo: Chiara Wieben
Che camminare faccia bene alla salute è ormai risaputo. Ma per ogni kilometro che percorriamo a piedi o in bici anche l’ambiente ci ringrazia. Ogni nostra piccola azione si riflette sull’ambiente che ci circonda e non a caso si parla di impronta ecologica per indicare l’impatto che abbiamo sul nostro pianeta. Quando camminiamo sulla sabbia bagnata, lasciamo dietro di noi l’impronta dei nostri passi. Allo stesso modo le nostre scelte quotidiane hanno un impatto sulla natura e sul nostro pianeta. Vorrei parlare dell’idea che sta dietro al movimento zero waste e come viene messo in pratica a Riga. Ma cosa significa esattamente zero waste?

Letteralmente significa “zero rifiuti”. Si tratta di un movimento che si sta diffondendo sempre di più negli ultimi anni e che nasce con l’idea di ridurre al minimo i propri rifiuti, adottando uno stile di vita più consapevole; riciclare purtroppo non basta, bisogna ridurre la quantità di rifiuti che produciamo. Non è così difficile come sembra! Basta cambiare piccole abitudini quotidiane, a partire dal modo in cui facciamo la spesa. Come fare? Ne parliamo con Maria, proprietaria del negozio zero waste Burka di Riga:


- Camminando lungo le strade del centro ho notato diversi negozi zero waste. Qual è l’idea che sta dietro al negozio Burka?

- Sì, ci sono diversi negozi zero waste a Riga. Lungo Barona iela c’è anche Café M - zero waste coffee shop. Sono negozi dove si cerca di ridurre al minimo i rifiuti e soprattutto di eliminare ogni tipo di imballaggio superfluo. Burka in lettone significa barattolo e infatti, come suggerisce il nome, nel nostro negozio vendiamo solo prodotti sfusi. I nostri clienti possono usare i sacchetti di carta che mettiamo a disposizione, oppure portare da casa i propri contenitori. Un’altra opzione è quella di usare i barattoli di vetro che teniamo in negozio. È una sorta di scambio: chi ha tanti barattoli di vetro che non usa li porta qui in negozio anziché buttarli via e chi ne ha bisogno è libero di prenderne quanti ne vuole.

- Come mai hai deciso di aprire un negozio zero waste? Com’è iniziato tutto?

- È iniziato tutto nel 2015, quando per motivi di studio mi sono trasferita in India. Quello che ho visto lì mi ha sconvolta: la quantità di rifiuti che ho trovato era impressionante. Vere e proprie montagne di rifiuti dove circolavano vacche e cani e dove i bambini giocavano liberamente. L’aria era così inquinata che a volte diventava irrespirabile; dovevo tenere una sciarpa davanti alla bocca o usare una mascherina. Molti studenti del mio gruppo si ammalavano continuamente a causa del forte inquinamento. È stato allora che ho iniziato ad interessarmi ai problemi ambientali. Quando sono ritornata in Lettonia e dopo che è nata mia figlia, ho deciso che dovevo fare qualcosa per cercare di cambiare tutto questo. Volevo essere un esempio per mia figlia e così ho iniziato a cambiare le mie abitudini. Mi sono resa conto che la maggior parte dei rifiuti erano imballaggi. Così ho iniziato a comprare solo prodotti senza imballaggi. È stato difficile: per la frutta e la verdura andavo al mercato, ma trovare altri prodotti era complicato e richiedeva molto tempo. E allora mi è venuta l’idea di aprire questo negozio, un posto dove è possibile trovare tutti i prodotti di cui abbiamo bisogno, senza imballaggi superflui. È stato così che ho scoperto il movimento zero waste. 

 
- Come mi dicevi prima il tuo negozio è anche un luogo di scambio. In che senso?

- Sì esatto. Abbiamo un angolo del negozio dove teniamo barattoli di vetro, scatoloni, stoviglie che tutti possono prendere e portare a casa. Per esempio, se qualcuno ha bisogno di scatoloni per un trasloco può semplicemente venire e prenderli; lo stesso per i barattoli di vetro. Inoltre, raccogliamo anche candele usate, perché la cera si può riutilizzare per realizzare nuove candele. La gente che ha tante scatole a casa o che non vuole buttare le candele usate le porta qui in negozio. Chi invece ne ha bisogno può prenderle liberamente. È uno scambio che funziona molto bene.


- Perché la gente che non conosce ancora questo negozio dovrebbe venire qui a fare la spesa?

- Fare la spesa nei negozi zero waste significa per prima cosa pensare all’ambiente e al nostro pianeta. Nei supermercati tradizionali è molto difficile se non quasi impossibile trovare prodotti senza imballaggio. Ma tutta questa plastica che usiamo è davvero indispensabile? Credo proprio di no! Inoltre, comprare prodotti sfusi è anche un buon modo per risparmiare. Perché pagare ogni volta per una confezione nuova se possiamo riutilizzare quella vecchia? A lungo andare ho notato che adottando questo stile di vita risparmiavo tanti soldi. Un doppio vantaggio quindi! Vorrei che la gente iniziasse a pensare di più ai problemi ambientali e a vederli non solo come un problema che riguarda certi paesi, come l’India o la Cina, ma come una questione che riguarda tutti noi. Sono convinta che le nostre piccole scelte quotidiane possono veramente fare la differenza.

- Quali sono le abitudini quotidiane che possiamo cambiare per avere uno stile di vita più sostenibile?

- In realtà quello che cerco di fare capire alla gente è che è molto facile vivere in maniera più sostenibile. Si tratta spesso di piccole scelte. Per esempio, usare la borraccia invece delle bottigliette di plastica. Evitare le plastiche monouso, come piatti, bicchieri e cannucce di plastica. Usare la saponetta per lavarsi invece del bagnoschiuma e dello shampoo normale che inquinano e producono tantissima plastica. Usare i dischetti lavabili per struccarsi invece di quelli monouso. Sono scelte che tutti noi possiamo fare e a lungo andare non solo l’ambiente, ma anche il nostro corpo e il nostro portafoglio ci ringrazieranno! Basta solo iniziare!


Glossario

risaputo = noto; che è ben conosciuto da tutti
impronta ecologica = indica l’impatto che le nostre azioni hanno sull’ambiente. È un valore che calcola di quante risorse naturali l’uomo ha bisogno e le confronta con la capacità della Terra di rigenerare quelle risorse
ridurre = diminuire; far diventare qualcosa più piccolo
imballaggio = qualsiasi contenitore (casse, scatole, buste, confezioni) usato per racchiudere e proteggere la merce da trasportare
sfuso = non confezionato; detto di merci che non sono vendute in pacchetti, sacchetti o involucri simili
superfluo = inutile; ciò che non è necessario
stoviglie = l’insieme di piatti, bicchieri, tazze etc. che si usano in cucina


Un ringraziamento a Maria, proprietaria del negozio zero-waste Burka. Se non conoscete ancora questo fantastico negozio vi lascio il link qui di seguito: https://www.facebook.com/beziepakojuma/

 

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La notte dei Musei

Testo: Chiara Wieben

È passata poco più di una settimana da quando sono arrivata qui a Riga e ci sono già talmente tanti posti che vorrei vedere ed eventi ai quali vorrei partecipare che non so neanche da dove iniziare. Beh, sicuramente non potevo perdermi la “notte” dei Musei! Scrivo notte tra virgolette perché in realtà qui c’è luce fino alle 11 di sera, quindi mi risulta difficile definirla tale. In Sicilia, il sole tramonta relativamente presto anche d’estate, mentre qui mi capita spesso di passeggiare per il centro pensando che sia pomeriggio quando in realtà è già passata da molto l’ora di cena. Uno dei motivi per cui già adoro questa città. Ma torniamo alla Notte dei Musei. Chi di voi non ha desiderato almeno una volta nella vita visitare un museo di notte, proprio come nel film con Ben Stiller? Durante la notte bianca dei musei è possibile questo ed altro. Per chi si fosse perso questo evento, ecco qui un breve resoconto.

Ogni anno, il 18 maggio, ha luogo la Giornata Internazionale dei Musei. In Lettonia si festeggia dal 1978 con numerosi eventi che si susseguono per l’intera settimana. Da diversi anni, inoltre, viene organizzata la Notte Europea dei Musei, durante la quale i principali musei rimangono aperti in orario serale e notturno. Sabato scorso, in occasione della quindicesima edizione della Notte Europea dei Musei, più di 3.000 musei in tutta Europa sono rimasti aperti fino a tarda notte. Un’occasione non solo per visitare gratuitamente tutti musei della città, ma anche per scoprire quei luoghi che durante il resto dell’anno rimangono chiusi al pubblico.

Scendendo ad una delle fermate di Valdemāra iela, io e i miei coinquilini ci siamo ritrovati di fronte alla sede del ministero degli affari esteri della Repubblica di Lettonia e abbiamo deciso di entrare a dare un’occhiata. Ahimè, ogni volta che mostro la carta di identità italiana ai controlli di sicurezza ho sempre qualche problema e anche questa volta, come era prevedibile, è successo che non volessero farmi entrare. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ho potuto ammirare anche io le sale interne del ministero che solitamente non sono aperte al pubblico.




Una delle attrazioni principali della notte dei musei è stata sicuramente il castello di Riga, residenza ufficiale del Presidente della Lettonia. Purtroppo, la fila per entrare era talmente lunga che abbiamo rinunciato quasi subito; ma anche da fuori la vista del castello al tramonto lascia sempre senza fiato. Inoltre, ad allietare l’attesa dei visitatori in fila ci ha pensato la Brass Show Ensemble of the National Guard Orchestra, la quale ha suonato diversi brani dalla balconata dell’edificio.




Proseguendo verso il centro, abbiamo visitato il museo d’arte della Borsa che ospitava al suo interno una mostra dedicata al trentesimo anniversario dell’Associazione dei Restauratori della Lettonia: dipinti, ceramiche, abiti d’epoca riportati ad antico splendore. Entrando, un’enorme gondola scomposta si trova appesa al soffitto e accoglie i visitatori.




Infine, non poteva mancare naturalmente la visita al Parlamento (Saeima), che per l’occasione ha aperto le sue porte al pubblico. L’interno dell’edificio stupisce per la sua eleganza: la scalinata principale, gli eleganti soffitti, i salotti e la sala per le riunioni dei gruppi parlamentari sono semplicemente stupendi e meritano di essere visti.

Una notte, dunque, passata all’insegna della cultura e dell’arte. Dopo aver visitato i musei ci siamo fermati a bere qualcosa in un locale, per poi perderci nei vicoletti del centro e scoprire quello che si dice essere il bar più romantico di Riga. Sapete già dove si trova?


Glossario:

notte bianca = notte passata senza dormire; di solito indica l’apertura straordinaria in orario serale di musei e negozi o eventi che si svolgono fino a notte fonda.
passare una notte in bianco = passare una notte senza dormire
susseguirsi = venire uno dopo l’altro. Es: le stagioni si susseguono
coinquilino (s. m.) = la persona con la quale condividi l’appartamento o la casa
lasciare senza fiato/ parole = detto di qualcosa che causa meraviglia e stupore in chi guarda
allietare = rallegrare, rendere lieta una situazione
restauratore (s. m.) = persona specializzata nel restauro
gondola = speciale imbarcazione di legno a remi, in uso nella laguna di Venezia
scomposto (agg.) = suddiviso nelle varie parti che lo compongono
all’insegna di = caratterizzata da, dedicata a